Lo sapevate che...?

Sapete cos’è la Convenzione di SCHENGEN? (Situazione Covid-19)

Cos’è, perché ne parlo e come influisce sul viaggiare

Forse qualche cassetto nel mio cervello si apre quando pronuncio queste parole: Convenzione di Schengen, a causa di qualche notizia letta fugacemente in passato sui giornali o di qualche pagina di attualità studiata in storia o in geografia alle scuole medie o superiori.

Ma ovviamente sono dovuta andare su Google per capire di cosa si tratta davvero e ora vi starete chiedendo perché ve ne parlo o cosa può avere a che fare con questo blog: tempo a tempo e partiamo con ordine.

Innanzitutto la Convenzione di Schengen, o accordo di Schengen, è stato firmato il 14 giugno 1985 da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi che hanno deciso di eliminare progressivamente i controlli alle frontiere interne e di introdurre la libertà di circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari, di altri paesi dell’Unione europea (UE) e di alcuni paesi terzi.

Insomma, per chi come me ha superato i 30 anni, ricorda qualche viaggio in Europa da piccolo rammentando bene che occorreva il passaporto o un visto, poi ad un certo punto si è potuto cominciare a viaggiare solo con documento d’identità valido.

La convenzione di Schengen completa e definisce le condizioni e le garanzie inerenti all’istituzione di uno spazio di libera circolazione.

Firmata il 19 giugno 1990 ed entrata in vigore nel 1995, la convenzione è stata integrata nel quadro dell’Unione europea nel 1999 ed è diventata legislazione dell’UE , comprendendo 22 dei 28 paesi dell’Unione Europea.

In breve:

  • vi è la libera circolazione dei cittadini in tutta l’UE senza controlli alle frontiere interne;
  • una politica comune di asilo e immigrazione;
  • controlli alle frontiere esterne, basati sulla solidarietà fra i paesi dell’UE e il principio di equità per quanto riguarda i cittadini extracomunitari.

Tutto chiaro? I paesi che fanno parte dello spazio Schengen, uno degli avanzamenti più concreti dell’Unione europea, sono in una zona di libera circolazione dove i controlli alle frontiere sono stati aboliti per tutti i viaggiatori, salvo circostanze eccezionali.

Lo spazio Schengen è attualmente composto da 26 paesi, di cui 22 membri dell’Unione europea e quattro non membri (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Non ne fanno parte Bulgaria, Cipro, Croazia, e Romania, per cui il trattato non è ancora entrato in vigore, e Irlanda e Regno Unito, che non hanno aderito alla convenzione esercitando la cosiddetta clausola di esclusione.

MA OGGI COS’E’ SUCCESSO?

Stamattina leggo questa notizia su La Repubblica: “Coronavirus, c’era una volta l’Europa”.

https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/03/15/news/coronavirus_c_era_una_volta_l_europa-251387854/?ref=box_det_rep_5

Pare che a Berlino si è deciso di cancellare, in data 15 marzo 2020, la convenzione di Schengen. Ovviamente arrivate tutti a capire subito dove cercarne le cause: il CORONAVIRUS.

Infatti le regole del Trattato permettono ai governi nazionali di reintrodurre temporaneamente i controlli ai confini interni – attuando la cosiddetta sospensione del Trattato – previa notifica delle motivazioni a Bruxelles.
La sospensione può scattare in caso di seria minaccia alla sicurezza interna, come attentati o per problemi di ordine pubblico o per situazioni eccezionali. La sua durata è fissata in sei mesi ma può essere prorogata fino a un massimo di due anni se autorizzata dal Consiglio Ue .

E CI SIAMO: da ieri, per ovvie ragioni vista un’epidemia come questa, viene richiesto il ripristino dei controlli ai confini interni.

A Febbraio si parlò già si una sospenzione e del ripristino delle frontiere per isolare l’Italia, all’epoca unica in Europa ad avviarsi all’emergenza Corona Virus e secondo il premier Conte, sospendere il Trattato di Schengen, voleva dire isolare l’Italia anche a livello commerciale, il che avrebbe avuto dei danni gravissimi sull’economia (peggiorando una situazione già di per sé delicata).

La sospensione del Trattato in piena emergenza sanitaria è oggi vista solo come un modo per dare un freno – indirettamente – al flusso migratorio nel Paese.

Nei fatti ciò significa, che finché non verrà sospesa questa decisione, per viaggiare oltre l’Italia ma rimanendo in Europa, bisogna ricorrere a quelle regole specifiche per la gestione dei procedimenti relativi al rilascio di visti, soggiorni brevi, richieste d’asilo nonché controlli alle frontiere in deroga a quelli attualmente in vigore.

Un passo indietro per quanto riguarda i viaggiatori e il muoversi all’interno dell’oggi affranta Europa: eppure vediamolo come l’ennesimo passo indietro, un altro invito diretto a non muoversi per spaziare in un futuro prospero di spostamenti, dove questi mesi del 2020 resteranno un brutto ricordo di una pagina della nostra storia cupa e triste.

Noi saremo diversi già prima di partire

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